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giovedì 15 ottobre 2009

"FLASH FORWARD", serie tv, USA 2009, di David S. Goyer


Anche noi abbiamo visto i primi due episodi della nuova serie tv Flash forward.
Intrigante, non c'è che dire. Pensiamo però che si tratti di un sostanziale passo indietro rispetto ad altre recenti produzioni televisive americane (Lost e Mad Men su tutte); non tanto relativamente alla storia narrata, quanto piuttosto alla sua realizzazione filmica. Ciò che non funziona (o funziona meno bene che altrove) è ciò che sollitamente chiamiamo regia, le scelte ad essa connesse, il lavoro sull'immaginario del telespettatore.
Vediamo come inizia il primo episodio. Un uomo è a terra, forse ferito. Comincia a muoversi, si trascina carponi. Scopriamo che si trovava sotto un'auto capovolta. L'uomo si alza, si guarda intorno e si accorge (noi con lui) che è appena avvenuto un disastro. Morti, feriti e persone sotto shock che vagano per la strada.
Si tratta, concettualmente, dell'incipit di Lost. Citazione, omaggio o cos'altro? La spiegazione ci viene fornita subito dopo, quando vediamo e sentiamo la sigla della serie: un effetto sonoro e una scritta, Flash Forward. Anche qui, il rimando a Lost è evidente. E a questo punto, ridondante.
Perchè l'effetto diventa didascalico. Questi primi minuti, infatti, sembrano volersi accattivare, con una sorta di promessa di qualità, un pubblico preciso, numeroso ma esigente: i fans di Lost. Come se, evidentemente, dal confronto si uscisse sconfitti in partenza.
Vediamo un altro frammento. Immediatamente prima della sigla c'è un'inquadratura che secondo noi svela la reale ambizione dei realizzatori della serie, o meglio, il punto di incontro di più esigenze. E' l'immagine di un uomo avvolto dalle fiamme, che corre fra le auto incidentate, urlando.
Dire che si tratta di un clichè è riduttivo. L'immagine infatti, oltre che essere abusata, appare "appiccicata" alle altre, quasi fuori contesto. Questo effetto "inserto" non è funzionale ad altro che alla spettacolarizzazione ulteriore del disastro che stiamo assistendo. Qualcuno, come noi, storcerà il naso di fronte a questo surplus di senso. Molti altri, invece, riconosceranno proprio in quell'inserto il culmine della tensione narrativa. Ci pare esplicita dunque, la ricerca, di un pubblico ancora più vasto di quello che ha decretato il successo di Lost. Un pubblico meno esigente, e più giovane.
Questo tentativo di creare una serie tv di grande successo di pubblico e allo stesso tempo di grande successo di critica, si rivela maldestro anche soffermandosi, ad esempio, sulle musiche di repertorio utilizzate in questi primi due episodi. Nel primo ci viene fatto ascoltare - Eminem sarebbe stato troppo banale, avranno pensato - l'ultimo singolo di Mos Def, Quiet dog bite hard, associato al personaggio della studentessa baby-sitter; nel secondo episodio, in una sequenza che ci mostra alcuni personaggi alle prese con dubbi e sofferenze, viene invece utilizzato un brano di Nick Drake, Place to be: scena malinconica, canzone del più malinconico - ma di culto! - dei cantautori. E così anche Nick Drake riesce a diventare musica-tappezzeria, sfondo a una recita di basso profilo, che tutto equipara.

Ecco, tutto questo materiale eterogeneo, tutti questi ammiccamenti, l'assenza (almeno per ora) di percorsi alternativi alla semplice trama narrativa, i riferimenti fini a se stessi, a cui aggiungiamo il ritmo frenetico ma monocorde del montaggio, la medietà degli attori e della loro direzione, la fotografia di ultima tendenza, fanno di Flash Forward una serie che - ahinoi - riporta il telefilm indietro di 10 anni, alla sua dimensione standard.
Lo schermo si rimpicciolisce, i sogni altrettanto. E al telespettatore, in cambio della complicità su di un sapere che si vorrebbe raffinato, viene lanciato un salvagente che è costretto a indossare, ma di cui francamente non sentiva più il bisogno.

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sabato 19 settembre 2009

Trailer di "SOCIALISME" di Jean-Luc Godard


Si dice che sarà il suo ultimo film. Dovrebbe uscire nel 2010. Attendiamo fiduciosi.




guarda il trailer su youtube

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giovedì 17 settembre 2009

"IL LUPO" di Stefano Calvagna, 2007

Ce lo eravamo perso. Poi un amico ci ha chiesto se avevamo visto il film sulla storia di Luciano Liboni, e abbiamo così saputo dell'esistenza della pellicola del 2007 di Stefano Calvagna intitolata "Il lupo". Lo abbiamo visto, e abbiamo pensato di scriverci su un paio di righe. Prima però abbiamo cercato su internet qualche recensione, tanto per capire come "Il lupo" era stato accolto dalla critica ufficiale. Nel pochissimo che abbiamo trovato, giudizi positivi da Il Tempo e Il Messaggero, peggio che stroncature sul sito www.mymovies.it e sul dizionario Morandini., che scrive: "[...] è un film a tesi che intende assolvere il criminale, vittima della società e delle forze dell'ordine. Basso costo, infimo livello dilettantistico. Non meriterebbe nemmeno una stroncatura".
Secondo noi, il film è piuttosto bruttino. Ma non più brutto di un qualunque film italiano mainstream. E nella sua talvolta improvvisata messinscena, funzionano bene alcuni dialoghi e diverse scene che vedono protagonista il bandito Franco Scattoni (ovvero Luciano Liboni, ben interpretato da Massimo Bonetti). Aggiungiamo, per tornare a quanto scritto dai Morandini, che ci pare evidente che l'obiettivo del film non fosse quello di assolvere il criminale. Piuttosto, pensiamo che la vera sfida di Calvagna fosse quella di riuscire a fare, in Italia, un film dove carabinieri e poliziotti non venissero mostrati come onesti, eroici, valorosi e nobili cavalieri senza macchia e senza paura. Se è scontato affermare che "Il lupo" non per questo diventa un buon film, è altrettanto innegabile che - almeno dal nostro punto di vista - una tale sfida uno straccio di curiosità la susciti. E se siamo capaci di guardarci senza problemi i film di Marco Ponti, Paolo Virzì, Mimmo Calopresti, Roberto Faenza, ecc. ecc. ecc. non vediamo perchè rinunciare a priori alla visione de "Il lupo". Che a questo punto, ci pare prevedibile, consigliamo a tutti di vedere.

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giovedì 3 settembre 2009

Trailer di "CHECKPOINT ROCK. CANCIONES DESDE PALESTINA" di Fermin Muguruza, 2009



Sta girando da alcuni mesi in molti festival del cinema (Locarno fra gli altri) il primo film da regista del noto cantante e musicista basco Fermin Muguruza. Si tratta di un documentario sulla Palestina e sulla sua attuale scena musicale. Il trailer di presentazione è interessante. Ci auguriamo che anche in Italia sia presto possibile vedere il film, al limite anche solo in dvd.




trailer hd

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domenica 12 luglio 2009

"UOMINI CHE ODIANO LE DONNE" di N. A. Oplev, 2009

Un film superficiale e deludente, costruito sui momenti forti e sui colpi di scena dell'omonimo romanzo da cui è tratto. La ricchezza del primo volume della trilogia di Stieg Larsson viene qui ridotta a una semplice, nonchè banale illustrazione della pagina scritta. Se si amano le atmosfere scandinave, meglio ripiegare sulla mini-serie tv prodotta dalla BBC sull'ispettore Wallander, con un ottimo Kenneth Branagh come protagonista.

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lunedì 20 aprile 2009

Presentazione "L'ANGELO AZZURRO", di Josef von Sternberg


Film tedesco degli anni ’30, Der Blaue Engel esprime appieno il malessere, la frustrazione, il senso di sconfitta che la Germania respirava in quegl’anni, reduce della sconfitta subita nella Grande Guerra.
La figura del professore di ginnasio che si innamora della bella Lola, ballerina e cantante di un locale notturno il cui nome dà il titolo al film, è l’emblema del declino dei vecchi valori della classe borghese della Germania guglielmina.
Dopo aver sposato Lola, il professore lascia la cattedra per poterla seguire nelle tournées teatrali. Senza più un soldo è costretto ad umiliarsi, prendendo anch’esso parte agli spettacoli.
Memorabile la scena in cui, durante un’esibizione, gli viene imposto di imitare il verso del gallo per divertire il pubblico. E’ qui che traspare la disperazione e l’angoscia di un uomo che ha perso tutto: rispettabilità, stima e credibilità.
Lo smarrimento individuale e sociale, ben incarnato da tale personaggio, rappresenta il crollo di una società che da lì a poco aprirà le porte al nascente nazismo.
Secondo film sonoro del regista, primo e unico diretto in Germania, ha lanciato nelle vesti della bella e conturbante Lola un’allora sconosciuta Marlene Dietrich che diventerà, assieme alla svedese Greta Garbo, una delle due stelle mondiali dello start system hollywoodiano.

Erica C.


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lunedì 13 aprile 2009

2° CICLO PROIEZIONI 2009


Dopo il ciclo "Made in Usa" il Kinoglaz cineforum prosegue con un secondo gruppo di film, tutti realizzati negli anni trenta del novecento. Questo l'elenco completo:

  • 22 aprile: "L'angelo azzurro" di Josef von Sternberg
  • 29 aprile: "Las Hurdes" di Luis Bunuel + "La pericolosa partita" di E.B. Schoedsack e I. Pichel
  • 06 maggio: "Il testamento del dottor Mabuse" di Fritz Lang
  • 13 maggio: "La regola del gioco" di Jean Renoir
I film verranno presentati in lingua originale con sottotitoli.

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lunedì 23 marzo 2009

Presentazione ciclo "Made in Usa"





Cosa unisce i 4 film di questo ciclo? Innanzitutto, il fatto di essere stati realizzati negli USA. La seconda cosa, di essere tutti film recenti, usciti in sala tra il 2007 e il 2008. La terza cosa, il fatto di essere dei film programmati nelle sale di mezzo mondo (con l’eccezione di Redacted, che riguarda però, almeno in Europa, solo l’Italia), quindi complessivamente visti da milioni di persone. La quarta cosa è relativa ai registi di questi film, tutti quanti considerati degli “autori” cinematografici, sebbene in misura e proporzioni diverse. La quinta cosa riguarda lo stile di questi film, ognuno dei quali ben definito, riconoscibile e personale; tutti i film sono in una certa misura “sperimentali” rispetto al circuito (mainstream) e al pubblico (medio) ai quali sono rivolti. Infine, tutti i film ci parlano, da punti di vista diversi, dell’America di oggi, o meglio, della recentissima America pre-Obama e pre-Crisi. Sono film che si confrontano con la guerra e le sue immagini (Redacted), con il terrore della fine (Cloverfield), con il mito per eccellenza della cultura popolare e musicale del dopoguerra, Bob Dylan (I’m not there), con l’assenza, di riferimenti, di affetti, di sogni (Paranoid Park).
I titoli di 3 di questi 4 film (solo I’m not there è uscito in Italia col titolo tradotto, Io non sono qui) sono stati lasciati in inglese. Non tanto un segno della colonizzazione anche linguistica che subiamo da oltreoceano, senz’altro – anche inconsapevolmente – un segno di prossimità rispetto ai temi affrontati. 4 film, fondamentalmente, che ci riguardano, molto più di quanto vogliamo pensare.

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Manifesto ciclo "MADE IN USA", 2009


Questi i film che proietteremo al Kinoglaz cineforum all'interno del ciclo "Made in Usa":

25 marzo 2009: Redacted, di Brian De Palma
01 aprile 2009: I'm not there, di Todd Haynes
08 aprile 2009: Cloverfield, di Matt Reeves
15 aprile 2009: Paranoid park, di Gus Van Sant

Il giorno delle proiezioni è il mercoledi; ; l'orario 21.30; tutti i film verranno proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano; l'ingresso è rigorosamente gratuito.

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mercoledì 18 marzo 2009

25 MARZO 2009: KINOGLAZ riapre!! proiezione del film "REDACTED", di Brian De Palma, 2007



MERCOLEDI 25 MARZO 2009, alle ore 21.30, presso il Csoa Askatasuna di c.so Regina Margherita 47 a Torino, ritorna dopo quasi 2 anni di assenza il Kinoglaz cineforum, con la proiezione del film di Brian De Palma "REDACTED". Il film verrà presentato in lingua originale con sottotitoli in italiano.

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martedì 17 febbraio 2009

Trailer "INGLORIOUS BASTERDS" di Quentin Tarantino, 2009


Da qualche giorno è disponibile in rete il primo trailer ufficiale del nuovo film di Quentin Tarantino. Come già accennato in un precedente post, ci auguriamo che dell'originale Inglorious Bastards Tarantino conservi il meno possibile (il nuovo titolo, con l'ultima vocale cambiata, è forse un segnale positivo), anche se - dobbiamo ammettere - la fotografia e le ambientazioni che si possono vedere nel trailer richiamano in maniera sinistra l'atmosfera del film di Castellari. Vedremo. Intanto, una prima sostanziale differenza è contenuta nel discorso del tenente interpretato da Brad Pitt. Il suo obbiettivo è esplicito: uccidere i nazisti, nella maniera più crudele possibile. O meglio, ucciderli tentando di fare peggio di loro. Il tema, date le implicazioni, è assai delicato. A ciò va aggiunto il fatto che nel film i soldati impegnati nella missione pare siano tutti ebrei. Difficile dunque che in questo caso Tarantino se la possa cavare con una semplice risata.


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sabato 24 gennaio 2009

"LASCIAMI ENTRARE" di Tomas Alfredson, 2008

Secondo la stragrande maggioranza dei critici cinematografici italiani (e non solo), Lasciami entrare è un bellissimo film. Per il quotidiano "Liberazione" Lasciami entrare è addirittura "il miglior film dell'anno". Per noi del Kinoglaz Cineforum, invece (e ci spiace dirlo), Lasciami entrare risulta essere, alla fine, null'altro che il tipico film "medio", quello che scivola senza lasciare tracce, noioso ma non troppo, "d'autore" ma digeribile, "contro" ma conciliante (con lo spettatore). Il classico prodotto indicato per i frequentatori delle platee dei festival.

Lasciami entrare è un film sui vampiri ma non è un horror, è una storia d'amore ma non è un melodramma, è commerciale ma di nicchia.

Saremo forse insensibili rispetto a certe corde, ma non abbiamo assolutamente trovato il film commovente (come invece hanno scritto in tantissimi), tanto meno emozionante. Anzi, per certi versi lo abbiamo trovato persino fastidioso. Questo perchè diffidiamo delle love stories che tendono all'assoluto, diffidiamo dell'amore trascendente, del sentimento puro (ovvero, senza sesso), che non conosce limiti e che noi, esseri imperfetti, non pratichiamo.
Eppure Lasciami entrare parte bene: il buio, la neve, una voce off, due passeggeri su un taxi, un palazzo popolare, un bambino alla finestra: è l'arrivo del vampiro.
Il giorno dopo, la scuola, il bambino di spalle, un poliziotto stupido fa una domanda, il bambino risponde. Poi, su una panchina, due bambini lottano. Vediamo solo le loro gambe: entra in scena il cattivo.


Da qui in avanti, il film procede sulla falsariga dell'incipit, con distacco e freddezza, ma senza scosse (a meno che qualcuno si emozioni per dialoghi tipo: "Ho 12 anni, ma da un sacco di tempo"). Aspettiamo invano il cambio di marcia, lo scarto, il momento in cui - come scriveva Serge Daney - sia permesso a noi spettatori di "entrare" nel film.
Noi, spettatori, dobbiamo restare fuori. Dentro, resteremmo delusi. Delusi perchè un regista svedese che cita Persona alla quarta inquadratura, se "gioca" con lo spettatore, o ha in mano almeno un poker, oppure sta bluffando. Inutile dire che propendiamo per la seconda ipotesi.



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martedì 13 gennaio 2009

Colonies



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martedì 6 gennaio 2009

"QUEL MALEDETTO TRENO BLINDATO" di Enzo G. Castellari, 1978

Giochiamo d'anticipo e spendiamo due parole sul film di cui questa estate uscirà una specie di remake-omaggio ad opera di Quentin Tarantino. Quel maledetto treno blindato (Inglorious bastards negli Usa) è un film di guerra, più o meno ispirato a Quella sporca dozzina di Robert Aldrich e diretto da Enzo G. Castellari, autore di uno dei maggiori successi italiani degli anni settanta, Il cittadino si ribella, girato sulla scia del successo de Il giustiziere della notte. Come regista a Castellari viene riconosciuta una notevole abilità nelle scene di azione, la capacità di utilizzare il montaggio senza costringersi dentro a regole e schemi precostituiti, un uso personale del rallenti. Tuttavia, anche prendendo per validi questi riconoscimenti, Quel maledetto treno blindato resta un pessimo film, pasticciato, involontariamente parodico e spesso imbarazzante, praticamente sotto ogni punto di vista: sceneggiatura, dialoghi, recitazione, scenografia, inquadrature ecc.
Lo scriviamo ora perchè siamo certi che, come al solito, fra non molto in tanti ci spiegheranno che tutti i difetti del film sono in realtà dei pregi, che i pasticci e il caos narrativo in verità restituiscono la libertà creativa e l'atmosfera che si respirava sul set, di cui usciranno aneddoti, ricordi di battute divertenti, di scene girate e poi tagliate e via discorrendo.
Diciamola tutta, ci stiamo un pò stufando di queste continue rivalutazioni dei prodotti cinematografici nostrani, anche i più infimi. Non si riesce più a capire cosa è bello e cosa non lo è, o lo è meno. Ecco che allora, in mezzo alla sempre più fitta e inestricabile selva di cult movies da riscoprire, ci preme fare sapere che per noi Quel maledetto treno blindato è uno di quei film che può anche essere dimenticato.

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sabato 3 gennaio 2009

Landscapes








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venerdì 2 gennaio 2009

LA TELEVISIONE E' TUTTO CIO' CHE ESISTE DI REALISTA



[...] La televisione viene guardata perchè è tutto ciò che esiste di realista; dice la verità e informa in modo assoluto, è l'inquinamento vero del nostro ossigeno mentale. Non ci si ribella contro la televisione più di quanto non si smetta di respirare in nome dell'ecologia. Ma con una piccola differenza, tuttavia: l'unico mondo di cui essa non cessa di darci notizie (altrettanto precise e sovreccitate del listino di borsa o della hit parade) è il mondo visto dal potere (come si dice "la Terra vista dalla Luna"). E' questa la sua unica realtà. Come potremmo sapere, senza di lei, chi ha potere e chi no? Chi vale quanto e chi non vale nulla? Se il potere che gli uomini esercitano gli uni sugli altri si trova sempre al punto d'incontro tra l'economico e il sacro, la televisione è una quotazione in borsa generalizzata divenuta liturgia (anch'essa quotata). E' per questo che la guardiamo, perchè su questo, almeno, ci informa. Su questo, sì, ma su niente altro; sulla borsa, sì, ma non sulla vita. E' per questo che, comunque, non la rispettiamo.

Montaggio obbligato.
La guerra, il Golfo e il piccolo schermo
aprile 1991

Serge Daney, Cinema televisione informazione, e/o, 1999





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giovedì 1 gennaio 2009

Foto da "JOHNNY GUITAR" di Nicholas Ray, 1954















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GUARDALO ORA! Video, film e documentari online consigliati dal Kinoglaz cineforum

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Su questo blog pubblichiamo quanto concerne il Kinoglaz cineforum, oltre a recensioni varie, notizie, immagini ecc. legate al mondo del cinema.

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