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Visualizzazione post con etichetta Jean-Luc Godard. Mostra tutti i post
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mercoledì 12 maggio 2010

Intervista a Jean-Luc Godard del 27-04-2010

Con cadenza giornaliera il sito Mediapart.fr sta pubblicando on line una video-intervista di 2 ore con Jean-Luc Godard, suddivisa in 10 parti, e realizzata il 27 aprile 2010 a Rolle, a casa dello stesso Godard. Le pubblicazioni termineranno il 19 maggio, giorno in cui Film Socialisme verrà presentato al festival di Cannes. Cominciamo con il presentare le prime due parti, ripromettendoci di aggiornare giorno per giorno questo post, aggiungendo le parti successive non appena disponibili per la condivisione. Purtroppo l'intervista non è sottotitolata, ma chi mastica un pò di francese potrà comunque farsi un'idea dei contenuti della stessa. La "scoperta" la dobbiamo all'eccellente blog di Craig Keller Cinemasparagus.



JLG 1/10 - entretien avec Godard (Mediapart)
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JLG 2/10 - entretien avec Godard (Mediapart)
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JLG 3/10 - entretien avec Godard (Mediapart)
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JLG 4/10 - entretien avec Godard (Mediapart)
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JLG 10/10 - entretien avec Godard (Mediapart)
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giovedì 22 aprile 2010

Mercoledi 28 aprile proiezione di "PIERROT LE FOU" di Jean-Luc Godard, 1965





Dopo una serie di film inediti nelle sale italiane, perlopiù recenti e recentissimi, il Kinoglaz cineforum propone un classico della nouvelle vague francese, e uno dei film più noti di Jean-Luc Godard, Pierrot le fou. Film arcinoto, certo, eppure anche in questo caso è bene sottolineare che la versione italiana uscita al cinema nel 1965 e più volte passata in tv, risulta tagliata di oltre 20 minuti. Coloro che non hanno mai visto la versione originale e integrale del bellissimo film di Godard avranno l'occasione mercoledì 28 aprile di "colmare la lacuna" alle ore 21.30 al centro sociale Askatasuna. Gli altri, contiamo non si lascino sfuggire l'opportunità di rivedere il film, magari per la prima volta su grande schermo. L'ingresso, come sempre, è libero.

Ascolta la presentazione su radio blackout

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lunedì 15 marzo 2010

"Hommage à Eric Rohmer" di Jean-Luc Godard, 2010


Nel corso di una serata in ricordo di Eric Rohmer tenutasi alla cinématheque francaise lo scorso febbraio, è stato proiettato un breve video di Godard realizzato in omaggio all'amico appena scomparso. Su fondo nero, accompagnati da una musica da camera già utilizzata nelle histoire(s) du cinéma compaiono i titoli di alcuni fra i più celebri articoli di Rohmer pubblicati sui Cahiers du cinéma. La voce off di Godard, tremante e quasi incomprensibile, legge quello che pare un dialogo fra due giovani amici nel quartiere latino o a Saint-Germain. Verso la fine del video, una foto di Rohmer, e infine Godard stesso, ripreso dalla sua webcam. Il tutto dura 3 minuti e mezzo. Semplice, essenziale, ma immediatamente riconoscibile, Hommage à Eric Rohmer colpisce sul piano emotivo più che per quello che mostra, per quanto riesce a evocare. A evocare, beninteso, se chi guarda ricorda. Come sempre in Godard, il lavoro più impegnativo tocca allo spettatore, verso il quale, evidentemente, egli continua a nutrire il più profondo rispetto.


Guardalo
qui (c'è una trascrizione del testo letto da Godard)

oppure qui sotto

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sabato 19 settembre 2009

Trailer di "SOCIALISME" di Jean-Luc Godard


Si dice che sarà il suo ultimo film. Dovrebbe uscire nel 2010. Attendiamo fiduciosi.




guarda il trailer su youtube

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mercoledì 2 marzo 2005

Presentazione "Notre musique"

NOTRE MUSIQUE

(Jean-Luc Godard, 2004)

Godard ha 75 anni. Il suo ultimo film, “Notre Musique”, è stato presentato a Cannes lo scorso anno (2004), l’anno della vittoria di Fahrenheit 9/11. In Italia sono 15 anni che un suo film non viene distribuito in sala (da “Nouvelle Vague”, del 1990, con Alain Delon e Domiziana Giordano); chi voleva vedere i suoi nuovi film doveva necessariamente recarsi ai festival dove venivano proiettati o recuperarli in cassetta (o dvd) sul mercato estero. A meno di sorprese, non sarà dunque possibile vedere in Italia “Notre Musique” al cinema.

“Notre Musique” è diviso in tre parti: 1° regno, l’inferno (la guerra); 2° regno, il purgatorio (la ricostruzione); 3° regno, il paradiso (uno spazio incontaminato e recintato, sorvegliato dai marines). La seconda parte, ¾ di film, è ambientata in Bosnia, durante lo svolgimento di una serie di incontri con personalità del mondo letterario. C’è un ebreo di Parigi che racconta la storia della sua famiglia; c’è un poeta palestinese che parla del suo popolo; c’è il ponte di Mostar in ricostruzione; c’è Godard che tiene una lezione di cinema. Questo, in sintesi, il contenuto del film.

C’è un abisso che separa Godard da, per esempio, Michael Moore; e questo abisso non è altro che la memoria; la Storia, potremmo dire. Oggi preferiamo consolarci con “Fahrenheit 9/11”, con “Schindler’s List”, o con “I cento passi”, piuttosto che ricostruire il nostro immaginario con i film di Godard, di Straub/Huillet e di pochi altri.

La musica di Schoenberg non è uguale alla musica dei Beatles; la scrittura di Baudelaire non è uguale a quella di Baricco; Orson Welles non è uguale a Sam Raimi. In fondo, i film di Godard, e di tutti coloro che resistono, ci ricordano che esistono ancora delle differenze, e che il fare delle scelte si paga. Nel caso di Godard egli è di volta in volta considerato snob, troppo intellettuale, noioso, pesante, blasfemo, provocatore ecc., e intanto i suoi film non escono al cinema e non interessano praticamente nessuno. Estendendo il discorso, chi resiste è considerato di volta in volta violento, filoterrorista, terrorista, criminale, assassino, delinquente, teppista ecc. Solo la memoria, la Storia, ci possono venire in soccorso, ci possono offrire un sostegno e guidarci nei percorsi, problematizzare le situazioni. Ecco perché non daremo mai un film di Benigni e invece ne daremo di Clint Eastwood, o perché non daremo mai un film di Greenaway e invece ne daremo di Ciprì e Maresco. Ecco perché daremo “Milano calibro 9” e non daremo mai “W la foca”.

La storia, la memoria, Godard, il cinema: noi stiamo da quella parte, per dire anche noi, coi nostri mezzi, che “La vita è bella” non è “Vogliamo vivere!”.

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mercoledì 17 marzo 2004

Presentazione "Due o tre cose che so di lei"

DUE O TRE COSE CHE SO DI LEI

Jean-Luc Godard, Francia, 1966, col, 90’

IL MIO RAGIONAMENTO IN QUATTRO MOVIMENTI

La storia di Juliette in 2 o tre cose che so di lei non sarà raccontata in continuità, poiché si tratta di descrivere, allo stesso tempo che lei, gli avvenimenti di cui ella fa parte. Si tratta di descrivere un “insieme”.

Questo “insieme” e le sue parti (…) bisogna descriverle, parlandone contemporaneamente come degli oggetti e dei soggetti. Voglio dire che non posso evitare il fatto che tutte le cose esistono sia all’interno che all’esterno. Questo, per esempio, potrà essere reso sensibile filmando un immobile dall’esterno e poi dall’interno, come se si entrasse all’interno di un cubo, di un oggetto. Allo stesso modo, il viso di una persona è visto generalmente dall’esterno.

Ma com’è che essa vede quello che la circonda? Voglio dire: com’è che essa sente fisicamente il suo rapporto con gli altri e con il mondo? (…)

Se ora si analizza questo progetto di film, si vede che si può scomporre il mio ragionamento in quattro grandi movimenti.

DESCRIZIONE OGGETTIVA (o almeno tentativo di descrizione)

a) descrizione oggettiva degli oggetti: le case, le macchine, le sigarette, gli appartamenti, i negozi, i letti, le tv, i libri, i vestiti, ecc;

b) descrizione oggettiva dei soggetti: i personaggi

  1. DESCRIZIONE SOGGETTIVA (o almeno tentativo)

a) descrizione soggettiva dei soggetti: soprattutto per mezzo dei sentimenti, cioè attraverso le scene recitate e dialogate;

b) descrizione soggettiva degli oggetti: gli arredamenti visti dall’interno, in cui il mondo è al di fuori, dietro le vetrate, o dall’altra parte dei muri.

  1. RICERCA DELLE STRUTTURE (o almeno tentativo)

Cioè 1+2=3. Vale a dire che la somma della descrizione oggettiva e della descrizione soggettiva deve portare alla scoperta di certe forme più generali, deve permettere di raggiungere non una verità globale e generale, ma un certo “sentimento d’insieme”, qualche cosa che corrisponda sentimentalmente alle leggi che occorre trovare e applicare per vivere in società. (Il dramma, appunto, è che noi scopriamo non una società armoniosa, ma una società troppo sbilanciata e consumistica).

  1. LA VITA

Cioè 1+2+3=4. Vale a dire che aver potuto isolare certi fenomeni d’insieme, continuando a descrivere degli avvenimenti e dei sentimenti singolari, ci porterà alla fine ad essere più vicini alla vita di quanto lo si era all’inizio. Forse, se il film è riuscito, forse è allora che si rivelerà ciò che Merlau-Ponty chiamava “l’esistenza singolare” di una persona, di Juliette in particolare. Alla fine, l’obiettivo sarebbe che io potessi arrivare qualche volta, non sempre, ma qualche volta, a dare il sentimento che si è tutti vicini alla gente.

Insomma, se rifletto un po’, un film di questo genere, è un po’ come un saggio sociologico in forma di romanzo, per fare il quale non ho avuto a mia disposizione che delle note musicali.

E’ dunque questo il cinema? E io ho ragione a volere continuare a farlo?

Ns. trad. parziale del testo di Godard pubblicato su Avant-Scène Cinéma n.70, maggio 1967

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