"VENERI ROSSE" di Allan Dwan, 1956

Il soggetto di Veneri rosse è tratto da un romanzo di James M. Cain, e narra i destini incrociati di due sorelle e due banditi durante le elezioni del sindaco di una città californiana.
Aldilà della trama, comunque interessante, emerge lo stile della messa in scena. Quasi interamente girato in studio e quasi sempre in interni, Dwan sceglie di privilegiare colori e illuminazione del set sul modello dei coevi splendidi melodrammi di Douglas Sirk, ma con finalità assai diverse. In Veneri rosse i tagli di luce orizzontali e le ombre nette e spigolose non rivelano le pulsioni erotiche costrette nelle gabbie del conformismo middle class americano come in Sirk, ma in maniera più funzionale accentuano il carattere brutale, spietato e corrotto che assume la lotta per il potere e per il controllo della città. Molto spesso è il buio ciò che circonda i protagonisti, che agiscono all'interno di lussuosi appartamenti e ville sul mare perfettamente arredati dove però i fiori nei vasi sono sempre appassiti, mentre la cinepresa inquadra il set da punti di vista e distanze che ricordano più il cinema degli anni venti che quello degli anni cinquanta.
La violenza domina e condiziona le esistenze dei personaggi, e viene mostrata con una durezza per l'epoca certamente inconsueta. Ottima infine la scelta degli attori, con John Payne perfetto nel ruolo dell'arrampicatore senza scrupoli e Arlene Dahl in quello della sfortunata ladra ninfomane.
0 commenti:
Posta un commento