"L'OMBRA DEL POTERE" di Robert De Niro, 2006

L'aspetto privato del protagonista rapportato a quello pubblico è il motore narrativo della pellicola, che a poco a poco svela le contraddizioni che il mestiere di spia porta con se. L'impassibilità di Matt Damon è funzionale al ruolo interpretato, ma la recitazione sua e di tutti gli altri attori (spicca Angelina Jolie nella parte della moglie di Wilson) non toglie e non aggiunge nulla al film. Tra i molti temi suggeriti il parallelismo CIA-Nazismo è quello più suggestivo e esplicitato. Tuttavia De Niro non scende quasi mai in profondità, non osa il confronto con i fantasmi, non scardina le certezze, e in fondo mostra cose che già sappiamo tutti, senza capire bene se il film voglia essere un saggio sulla banalità del male, la descrizione del potere WASP o una parabola biblica. Certo, non si tratta di un'opera di basso livello, ma il senso di inquietudine, di vuoto e di solitudine che il film riesce a comunicare non è abbastanza per un'opera che nasceva con ben altre ambizioni.
p.s. Una nota per gli amanti del cinema classico: non ne siamo sicuri, ma ci piace immaginare che la scena in cui la dirigenza della CIA canta e danza con le gonne hawaiiane sia una citazione della danza della morte in La regola del gioco.
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