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mercoledì 12 giugno 2002

Presentazione "Furore"

FURORE (The Grapes of Wrath)

John Ford

USA 1940, b/n, 129’

Adattamento dell’omonimo romanzo di John Steinbeck. Sceneggiatura di Nunnally Johnson. Fotografia di Gregg Toland. Musica di Alfred Newman. Montaggio di Robert Simpson. Suono di George Leverett e Roger Heman. Produzione di Darryl F. Zanuck.

Con Henry Fonda, John Carradine, Jane Darwell, Russel Simpson, John Qualen, Ward Bond, Grant Mitchell, Charlie Grapewin, Doris Bowdon, Frank Sully.

Peter Bogdanovich, Il cinema secondo John Ford, Pratiche Editrice, Parma 1990

- P.T. Che cosa ti attratto in Furore?

- J.F. Mi piaceva, tutto qua. Avevo letto il libro – era una bella storia – e Darryl Zanuck aveva una buona sceneggiatura. Tutta la cosa mi interessava: parlava di gente semplice, ed era una storia analoga alla carestia in Irlanda, quando la gente veniva cacciata dalle terre e lasciata vagabondare per le strade a morire di fame. Questa storia poteva avere a che fare con tutto ciò – parte della mia tradizione irlandese – e mi piaceva l’idea di questa famiglia che se ne va per il mondo a cercare una vita migliore. Era una storia che arrivava al momento giusto.[…] Gregg Toland fece uno splendido lavoro con la fotografia – non c’era assolutamente nulla di nulla da fotografare là, neanche una cosa bella – solo pura e semplice fotografia.

Stati Uniti nella Grande Depressione. Il mito della frontiera è finito e il sogno agricolo è soppiantato dall’industrializzazione sfrenata e dall’urbanismo.

Ford sostiene la propria fede nei valori della tradizione, la terra, una vita semplice, ma soprattutto denuncia la corruzione della classe politica, il cinismo degli industriali e le ingiustizie che la gente deve subire a causa di una politica agraria disastrosa.

La famiglia di Tom è costretta a trasferirsi ad Ovest, in California, un tempo la terra promessa di chi voleva far fortuna, oggi distesa di campi governativi costruiti per accogliere la massa di profughi che hanno perduto la loro terra, acquistata da azionisti privati senza scrupoli.

Tom, appena uscito di prigione, segue la sua famiglia, ma non riesce a rimanere indifferente alle sofferenze che loro e altri come loro devono subire per non morire di fame. Disorientato e confuso, Tom partecipa quasi per caso agli incontri che un gruppo di lavoranti organizza per mettere in piedi scioperi e rivolte. A causa dei suoi precedenti, quando la polizia scopre le trame del gruppo, è costretto a fuggire e a lasciare la sua famiglia.

Le parole della madre di Joad alla fine del film sono più eloquenti di qualsiasi commento. La donna dice al figlio ricercato per aver tentato di ribellarsi: “Ci saremo sempre. La gente come noi non muore. Nessuno può spazzarci via”.

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