Presentazione "Banditi a Orgosolo"
BANDITI A ORGOSOLO
(Italia 1961, b/n, 75’)
R., m., p.: Vittorio De Seta
s., sc.: Vittorio De Seta, Vera Gherarducci
f.: Vittorio De Seta
mus.: Valentino Bucchi
scg.: Elio Balletti
int.: Michele Cossu, Peppeddu, Coccu, Vittorina Pisano
L’opera più nota e riconosciuta del più grande documentarista italiano è, come tutto il suo cinema, un lungometraggio fatto di nulla che si presenta come anomalo e straordinario nel panorama del cinema nazionale. La ricostruzione di una storia realmente accaduta, e rivissuta dagli stessi tragici protagonisti, è un’autoproduzione coraggiosa che sin dalle prime battute condanna l’inesistenza dello stato, delle sue leggi, della sua autorità. Orgosolo non è un luogo della fantasia pronto ad accogliere una semplice storia, ma una terra senza pane dove le forze dell’ordine, sorrette come sempre da un’ignoranza e una legittimità incompatibile con le molteplici realtà quotidiane, divengono silenziosa natura del crimine che porta la miseria a combattere con se stessa, generando violenza e brigantaggio tra i deboli vittime dei propri simili, coinvolti in una tragica lotta per la sopravvivenza. Lo stile di De Seta accompagna senza giudizio una dimensione che di fatto, per la sua stessa esistenza, è una condanna senza appello alla malcelata cecità di un’istituzione senza volto che da sola crea contemporaneamente occupazione con divisa e brigantaggio. La barbagia sarda assume un ruolo determinante. Lo spettatore è costretto a perdersi senza comprendere un orientamento impossibile, assoluto ed essenziale vuoto di umanità lasciato a se stesso, reso con una perizia che lascia il cinema senza finzione, senza documentarismo. Ciò che stordisce è la semplicità, immediato accadere e svolgersi delle barbarie, di una regia timida e precisa che, fotografata dallo stesso autore, mostra, nel portare a termine un film dove i protagonisti sono i veri briganti, i luoghi della disperazione che ci vengono accuratamente nascosti ma, grazie a un film come Banditi a Orgosolo, tornano nella memoria e nella realtà quotidiana con estrema forza.
Read more...