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lunedì 29 marzo 2010

Proiezione di "UNITED RED ARMY" di Koji Wakamatsu, 2008

Mercoledì 31 marzo il Kinoglaz cineforum presenta il film di Koji Wakamatsu United Red Army, in versione originale sottotitolata in italiano. Avvisiamo che a causa della durata del film (190 minuti) saremo costretti a cominciare la proiezione alle 21.30 in punto.


Ascolta la presentazione trasmessa da radio Blackout


Guarda il trailer

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giovedì 18 marzo 2010

MERCOLEDI 24 MARZO PROIEZIONE DI "EXILED", di Johnnie To


Dopo l'apertura del 17 marzo con il film Hunger, prosegue l'appuntamento settimanale presso il centro sociale Askatasuna con il Kinoglaz cineforum. Mercoledi 24 marzo verrà presentato il film di Johnnie To Exiled (Hong Kong, 2006), in versione originale sottotitolata in italiano. Si comincia alle ore 21.30, ingresso libero.

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lunedì 15 marzo 2010

"Hommage à Eric Rohmer" di Jean-Luc Godard, 2010


Nel corso di una serata in ricordo di Eric Rohmer tenutasi alla cinématheque francaise lo scorso febbraio, è stato proiettato un breve video di Godard realizzato in omaggio all'amico appena scomparso. Su fondo nero, accompagnati da una musica da camera già utilizzata nelle histoire(s) du cinéma compaiono i titoli di alcuni fra i più celebri articoli di Rohmer pubblicati sui Cahiers du cinéma. La voce off di Godard, tremante e quasi incomprensibile, legge quello che pare un dialogo fra due giovani amici nel quartiere latino o a Saint-Germain. Verso la fine del video, una foto di Rohmer, e infine Godard stesso, ripreso dalla sua webcam. Il tutto dura 3 minuti e mezzo. Semplice, essenziale, ma immediatamente riconoscibile, Hommage à Eric Rohmer colpisce sul piano emotivo più che per quello che mostra, per quanto riesce a evocare. A evocare, beninteso, se chi guarda ricorda. Come sempre in Godard, il lavoro più impegnativo tocca allo spettatore, verso il quale, evidentemente, egli continua a nutrire il più profondo rispetto.


Guardalo
qui (c'è una trascrizione del testo letto da Godard)

oppure qui sotto

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giovedì 11 marzo 2010

KINOGLAZ è su Radio Blackout


Da alcune settimane, Kinoglaz è anche una rubrica cinematografica su Radio Blackout. All'interno della trasmissione "Onde precarie", in onda tutti i giovedì dalle 14.00 alle 16.00, una decina di minuti vengono dedicati al cinema e alle iniziative del Kinoglaz cineforum. Al più presto caricheremo gli audio sino a qui prodotti.

Informiamo chi non lo sapesse che radio Blackout è stata sfrattata dai locali che affitta presso il comune di Torino non per morosità (l'affitto è sempre stato regolarmente pagato), bensì per "incompatibilità" con le nuove destinazioni d'uso. Si tratta di un vero e proprio atto di censura verso l'unica radio libera e autogestita presente in città. Il 1 aprile del 2010 lo sfratto diverrà esecutivo.

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mercoledì 10 marzo 2010

AGGIORNAMENTO IMPORTANTE: Proiezione di "Hunger" rinviata

Causa contemporanea iniziativa No tav a Rosta, e visto il persistere del maltempo in città, la proiezione del film Hunger prevista per questa sera è rimandata a mercoledì prossimo 17 marzo.

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martedì 9 marzo 2010

10 MARZO 2010: Riapertura del Kinoglaz cineforum



Mercoledi 10 marzo 2010 riprendono le proiezioni del Kinoglaz cineforum con il film di Steve McQueen Hunger. Il film, vincitore della camera d'or come miglior opera prima al festival di Cannes del 2008, non è mai stato distribuito in Italia, e viene presentato in lingua originale con sottotitoli. Hunger è incentrato sulla figura di Bobby Sands, militante dell'IRA morto in carcere dopo 66 giorni di sciopero della fame.

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domenica 14 febbraio 2010

"ITSASOAREN ALABA", di Josu Martinez, 2009











Si è tenuta venerdì scorso, al cinema Baretti di Torino, la proiezione del documentario di Josu Martinez Itsasoaren alaba (La figlia del mare). La serata rientrava all'interno delle iniziative organizzate dalla rete Amici e amiche di Euskal Herria, in occasione della settimana internazionale di solidarietà con il popolo basco. Il documentario ha come protagonista Haize Goikoetxea, figlia di Mikel Goikoetxea - Txapela - un militante dell'Eta ucciso nel 1984 dai Gal, gli squadroni della morte creati dall'allora primo ministro socialista del governo spagnolo Felipe Gonzales, quando Haize aveva solo 2 anni. Di suo padre Haize sa pochissimo. Finchè, all'età di 25 anni, decide di partire alla ricerca delle persone che lo avevano conosciuto e che di lui potevano raccontargli qualcosa.
Una ricerca lunga e complessa, che alla fine darà i suoi frutti, e
che la videocamera di Josu Martinez documenta passo dopo passo, in un lento crescendo emotivo che tuttavia non cede mai al sentimentalismo di maniera e alla mitizzazione del combattente rivoluzionario. Un film prezioso quello di Josu Martinez (che nella vita lavora come radiogiornalista), in quanto ci mostra una realtà che oltre a essere misconosciuta, risulta pressochè invisibile. Sono infatti pochissimi e rarissimi i film baschi che trattino temi che abbiano a che fare con l'Eta e con la lotta politica della sinistra indipendentista basca in generale. Fra questi, La figlia del mare è senza dubbio il più bello che abbiamo visto.


Josu Martinez e Haize Goikoetxea

http://www.ehlitalia.com/


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giovedì 15 ottobre 2009

"FLASH FORWARD", serie tv, USA 2009, di David S. Goyer


Anche noi abbiamo visto i primi due episodi della nuova serie tv Flash forward.
Intrigante, non c'è che dire. Pensiamo però che si tratti di un sostanziale passo indietro rispetto ad altre recenti produzioni televisive americane (Lost e Mad Men su tutte); non tanto relativamente alla storia narrata, quanto piuttosto alla sua realizzazione filmica. Ciò che non funziona (o funziona meno bene che altrove) è ciò che sollitamente chiamiamo regia, le scelte ad essa connesse, il lavoro sull'immaginario del telespettatore.
Vediamo come inizia il primo episodio. Un uomo è a terra, forse ferito. Comincia a muoversi, si trascina carponi. Scopriamo che si trovava sotto un'auto capovolta. L'uomo si alza, si guarda intorno e si accorge (noi con lui) che è appena avvenuto un disastro. Morti, feriti e persone sotto shock che vagano per la strada.
Si tratta, concettualmente, dell'incipit di Lost. Citazione, omaggio o cos'altro? La spiegazione ci viene fornita subito dopo, quando vediamo e sentiamo la sigla della serie: un effetto sonoro e una scritta, Flash Forward. Anche qui, il rimando a Lost è evidente. E a questo punto, ridondante.
Perchè l'effetto diventa didascalico. Questi primi minuti, infatti, sembrano volersi accattivare, con una sorta di promessa di qualità, un pubblico preciso, numeroso ma esigente: i fans di Lost. Come se, evidentemente, dal confronto si uscisse sconfitti in partenza.
Vediamo un altro frammento. Immediatamente prima della sigla c'è un'inquadratura che secondo noi svela la reale ambizione dei realizzatori della serie, o meglio, il punto di incontro di più esigenze. E' l'immagine di un uomo avvolto dalle fiamme, che corre fra le auto incidentate, urlando.
Dire che si tratta di un clichè è riduttivo. L'immagine infatti, oltre che essere abusata, appare "appiccicata" alle altre, quasi fuori contesto. Questo effetto "inserto" non è funzionale ad altro che alla spettacolarizzazione ulteriore del disastro che stiamo assistendo. Qualcuno, come noi, storcerà il naso di fronte a questo surplus di senso. Molti altri, invece, riconosceranno proprio in quell'inserto il culmine della tensione narrativa. Ci pare esplicita dunque, la ricerca, di un pubblico ancora più vasto di quello che ha decretato il successo di Lost. Un pubblico meno esigente, e più giovane.
Questo tentativo di creare una serie tv di grande successo di pubblico e allo stesso tempo di grande successo di critica, si rivela maldestro anche soffermandosi, ad esempio, sulle musiche di repertorio utilizzate in questi primi due episodi. Nel primo ci viene fatto ascoltare - Eminem sarebbe stato troppo banale, avranno pensato - l'ultimo singolo di Mos Def, Quiet dog bite hard, associato al personaggio della studentessa baby-sitter; nel secondo episodio, in una sequenza che ci mostra alcuni personaggi alle prese con dubbi e sofferenze, viene invece utilizzato un brano di Nick Drake, Place to be: scena malinconica, canzone del più malinconico - ma di culto! - dei cantautori. E così anche Nick Drake riesce a diventare musica-tappezzeria, sfondo a una recita di basso profilo, che tutto equipara.

Ecco, tutto questo materiale eterogeneo, tutti questi ammiccamenti, l'assenza (almeno per ora) di percorsi alternativi alla semplice trama narrativa, i riferimenti fini a se stessi, a cui aggiungiamo il ritmo frenetico ma monocorde del montaggio, la medietà degli attori e della loro direzione, la fotografia di ultima tendenza, fanno di Flash Forward una serie che - ahinoi - riporta il telefilm indietro di 10 anni, alla sua dimensione standard.
Lo schermo si rimpicciolisce, i sogni altrettanto. E al telespettatore, in cambio della complicità su di un sapere che si vorrebbe raffinato, viene lanciato un salvagente che è costretto a indossare, ma di cui francamente non sentiva più il bisogno.

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