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lunedì 28 novembre 2011

29° Torino Film Festival #1 - LE VENDEUR di Sébastiene Pilote, 2011

Domenica 27 novembre: LE VENDEUR di Sébastiene Pilote, Canada, 2011, colori, 107' - Concorso Lungometraggi

"Vendo auto, tutto qui". E' la frase che riassume un'intera esistenza, quella di Michel (magnificamente interpretato da Gilbert Sicotte), 67 anni, da oltre venti vincitore del premio come migliore venditore della concessionaria in cui lavora.
Il film è ambientato in inverno, in una cittadina del Québec. Michel vive solo, ma ha una figlia e un nipote, che rappresentano l'unico suo legame esterno al mondo lavorativo. Tutto pare filare liscio, come sempre. In realtà, la città sta vivendo una profonda crisi economica. La fabbrica PB è infatti chiusa da 250 giorni, e i 500 operai che vi lavorano vedono, ogni giorno che passa, concretizzarsi la perdita definitiva del posto di lavoro. Inevitabilmente, anche alla concessionaria si presentano sempre meno clienti. In questo clima di depressione, Michel è l'unico che riesce però ancora a vendere. Un'auto nuova a un operaio disoccupato. E quando Michel passa il tempo con la figlia e il nipote, il suo pensiero resta comunque rivolto al lavoro. Chiunque può diventare un cliente. Vendere auto è per Michel non solo il rimedio alla sua evidente solitudine; vendere auto è l'essenza del suo essere e della sua vita. A Michel può essere portato via tutto, fuorchè il suo lavoro. E questa è la vera tragedia del film.
La regia, molto curata, forse solo un pò prevedibile, è perfettamente funzionale al racconto. I momenti più riusciti sono rappresentati dalle sequenze in cui la routine quotidiana subisce delle variazioni e le ellissi narrative vengono spezzate. Sono i momenti in cui la storia si dispiega verso possibili altri percorsi, per quanto minimali, per poi tornare al consueto. Bellissima e toccante per esempio la scena della festa organizzata dal parroco, in cui l'orchestrina locale esegue Romance in Durango, che il regista decide di farci ascoltare e vedere nella sua intera durata: il Canada, la neve, gli operai disoccupati, i balli, Michel e la figlia, le risate, il cibo offerto, la chiesa, la comunità, e una canzone di Bob Dylan che parla di sole, passioni infuocate, amore e morte. Questo sapiente contrasto restituisce, come solo il cinema riesce a fare, la ricchezza di significati che la superficie delle immagini pare nascondere.
Timidi e tiepidi applausi alla fine della proiezione. Peccato, perchè per quanto auspicabile non pensiamo sarà facile riuscire a vedere in concorso film altrettanto validi di Le vendeur.

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